Di solito si pensa che solo “da grandi” ci saranno le condizioni per andare all’estero, al fine di colmare le lacune linguistiche, rispondere ad un interesse culturale e aggiungere valore al CV. Una corretta pianificazione, però, favorisce la crescita personale, interculturale e linguistica dei giovani già da una più tenera età, con il risultato che, al momento della conclusione della scuola, l’autonomia raggiunta permette di decidere con maggior chiarezza sul proprio futuro in termini professionali e di prendere in considerazione l’estero come luogo di vita e lavoro per un periodo breve o lungo.
L’incontro con l’estero può iniziare presto. La prima attività è sicuramente la vacanza con la famiglia: in un contesto sicuro i bambini imparano a confrontarsi con persone straniere e con una lingua diversa.
Poi, dai 10 anni in su, i ragazzi possono passare le vacanze in una colonia estiva in una località straniera, dove coetanei di vari paesi imparano a interagire e a divertirsi insieme. Queste attività sono organizzate dagli scouts, dall’Arci, dagli Ostelli della gioventù e vedono partire gruppi di ragazzi con accompagnatori. L’esperienza serve per trovare sicurezza lontano da casa e dai genitori e per abbattere pregiudizi e paure.
Dai 12 anni l’attività punta invece sulle lingue. Si può partire in gruppo oppure da soli per inserirsi in un corso che vede la partecipazione di tante nazionalità. Due o tre settimane durante l’estate possono portare più benefici linguistici di un anno di scuola in patria.
Dai 14 anni molte scuole offrono l’opportunità degli scambi di classe, che permettono di vivere una settimana all’estero in famiglia, di visitare la scuola e, a contatto con gli allievi del posto, di capire la cultura e di trovare più sicurezza nell’uso pratico della lingua. L’ospitalità in famiglia è indicata dai 14 anni in su. Essendo ospitati nella famiglia all’estero ed accogliendo il loro figlio in casa propria, si può instaurare non solo un’amicizia per tutta la vita, ma anche una profonda comprensione del mondo degli altri.
Un primo contatto con il futuro mondo del lavoro avviene attraverso gli stage che varie scuole organizzano anche all’estero a partire dai 16 anni. Qui, oltre all’applicazione della lingua, i giovani possono capire che il lavoro ha una dimensione “globale”. Le opportunità non sono solo vicino a casa ma anche aldilà dell’orizzonte. Basta avere i requisiti giusti.
A partire dai 16 anni esiste anche l’opzione “scambio giovanile” per un apprendimento interculturale informale. Per una settimana giovani di vari paesi s’incontrano per lavorare insieme ad un progetto di dimensione europea (la cittadinanza, il razzismo, l’ecologia, ecc.). Molte associazioni e numerosi Comuni offrono quest’attività prevalentemente durante le vacanze scolastiche. Per i sedicenni ci sono anche i campi di lavoro per minorenni che in estate, per due o tre settimane, svolgono in un gruppo internazionale un progetto nel settore ecologico o in quello sociale. Sotto la guida di un esperto i volontari cooperano per migliorare la situazione esistente, partecipando alla definizione organizzativa e alla suddivisione dei lavori.
A 17 – 18 anni arriva il momento di fare il quarto anno presso una scuola superiore all’estero. Per 6/12 mesi il programma scolastico previsto si svolge in Europa o ancora più lontano, senza il rischio di perdere tempo. Un periodo così lungo garantisce un livello di lingua eccellente, un assorbimento completo dei connotati culturali e il consolidamento di un’autonomia matura in un contesto internazionale.
_____________________
Tratto dalla Newsletter Muoversi di Eurocultura https://www.eurocultura.it/